Da "LA VOLPE DENTRO" di Eva Taylor
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Eva Taylor è nata in Germania e insegna lingua tedesca in Italia.
Ha pubblicato, in italiano, le raccolte di poesia La volpe dentro (MC edizioni, 2023), Lezioni di casa (Arcipelago itaca, 2019, Premio Ponte di legno 2020), Volti di parole (l’Obliquo, 2010) e L’igiene della bocca (l’Obliquo, 2006), oltre al romanzo Carta da zucchero (Fernandel, 2015, Premio InediTo - Colline di Torino 2014 e Premio Gelmi di Caporiacco 2016).
In tedesco ha pubblicato le sillogi Gartenarbeit (San Marco Handpresse, 2010) e Schneebuch (Eric van der Wal, 2008).
Fa parte della Compagnia delle poete.
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Da “LA VOLPE DENTRO” (MC edizioni, 2023)
Dalla sezione Benvenuta nel Bel Paese
Stufa
Dicembre in Centro Italia, anni Ottanta.
Affitto in città universitaria.
Attaccata alla stufa.
Di giorno con cappotto e cappello.
Mani fredde scrivono male.
Occhi freddi non vedono bene.
Orsa smarrita nel bel paese
impara la parola “freddo”.
Sono stufa.
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Infanzia straniera
Sono diventata ragazzina
in parole italiane.
Un’infanzia polifonica
tarda, solitaria,
senza scuola e maestre
gite scolastiche e compagne,
a volte libera e divertita
ma spesso con la paura
di sbagliare.
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Il sogno di Rebecca
Ho sognato di essere in Canaan un giorno,
per caso, da qualche parte sulla collina.
E il sogno è volato oltre
ha incontrato una lingua.
Una lingua che diventa lontana
e un’altra a tratti vicina
prendono fuoco al suono del nome
Isacco.
In mezzo al prato
sento Isacco
e quella lingua.
Isacco, dal tuo violino
scorre l’immagine di te
nel paese dei due fiumi.
Dalla sezione CARTOLINE ILLUSTRATE
Un giorno estivo
Un giorno estivo,
Venezia a mezzogiorno
con i colori tra parentesi,
nell’aria qualche lingua
che non conosco.
E poi silenzio
in un angolo a Castello,
a Cannaregio, a Dorsoduro,
quiete come quando su un foglio
c’è scritta una parola sola:
serena.
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San Felice
L’uomo tutt’uno con la bici
grigia e blu, una coppia pratica
dietro il figlio
abituato a stare lì, felice di esserci,
cappuccio rosso, fatto a maglia, tradizione di famiglia.
E le maglie si uniscono
in calore, sangue e orizzonte.
*
I giorni della terrazza
Non era più possibile scendere
allora salivamo.
Dall’alto vedevamo
la città impassibile
nella cornice delle colline.
Giorno dopo giorno
qualche passo su un quadrato,
una terra lontana, gli alberi
le chiome a portata di mano,
come se fossimo su un ramo.
Come quella rondine
che girava girava
per ritrovare qualcosa.
Non guardavo più
la cartolina chiamata Firenze,
cercavo nelle finestre aperte
gli altri: sdraiati
in mano un libro, una chitarra, un volto.
E sui balconi pranzi, baci,
il desiderio di luce, di espansione.
C’era aria leggera e silenzio
solo le campane e le sirene
ricordavano le nostre sventure
il bisogno di continuo conforto
nel vivere.
Tornati in casa aprivamo le finestre
per far uscire il vuoto:
entrava uno sporadico passaggio di tram
nel viale là in fondo
e sembravano lunghi sospiri sofferenti.
*
Andrà tutto bene
Un’altra giornata cominciata
e tutto andrà bene
qualche email, qualche articolo.
Poi passa il tempo e c’è la piccola spesa,
si mangia e già ci si sente un po’ stanchi.
Tutto tace fuori e dentro.
Dopo il caffè comincia
il pomeriggio senza capo né coda.
ci si maledice, invano le speranze.
La sera a forza di lavarle
le mani hanno perso le impronte
diventate pelle di serpente.
Dalla sezione ANIMALICONLA
Capre
Una baia larga e pulita.
Fortuna, pensavamo
dolce e salata.
Poi arrivano polvere e suono
di zoccoli - le capre.
Circondata, una di loro.
Sulla tua foto: io,
regina delle capre.
Riconosco la tua voce,
spigolosa sorella.
I nati sotto il tuo segno
hanno passo sicuro e veloce,
ma sono diffidenti, timidi e indecisi.
*
Elefante
C’era una volta un piccolo elefante
abitava con la sua tribù un posto poco elegante
aveva ambizioni
cercava una collocazione
comoda e qualificante.
Ma tutti lo guardavano con stupore:
Perché vuoi annullare
la tua natura,
vuoi abbandonare
la nostra radura?
L’elefante esitò
poi si sbrigò
prese la nave
nascondeva la fame
e bevve solo acqua di mare.
Aveva visioni:
durante una festa
vide aloni
intorno alla sua testa.
E la porta si aprì
il destino era lì.
Ci sarebbe molto da raccontare
ma ho promesso di non fare
parola sul suo castigo
tra mare e speranza
speranza e mare.
Una domanda soltanto:
udite quell’olifante?
*
Formiche
Walter andava sempre lungo il fiume verso casa
in autunno salutava i pochi che incontrava
la gattara, quel nonno con il cane, la coppia in tuta.
In inverno portava una cuffia di lana
era la quinta dello stesso tipo
Walter voleva fermare il tempo.
In primavera si metteva gli occhiali
la vista annebbiata di lacrime per il freddo.
Walter negava le spine della bellezza.
Solo in estate si sedeva sulla riva
la sera con il libro quasi addormentato
vedeva dalle lettere uscire le formiche
portare via il senso.
*
Mosca
Volo verso un vetro
dentro il mondo rovesciato
respiro – rigiro
riprendo il volo.
E poi il bicchiere cade
in un’altra sfera.
Che sogno strano,
un risveglio lento.
E sulla mano
una mosca,
una vita fastidiosa.