Da "SCIARRA AMARA" di Jolanda Insana
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Jolanda Insana (Messina 1937 - Roma 2016) nelle raccolte di poesie, tra cui si ricordano Sciarra Amara (1977), Fendenti fonici (1982), La clausura (1987), L'occhio dormiente (1997), La stortura (2002) e La tagliola del disamore (2005), unisce la ricerca sperimentale a un linguaggio corrosivo, pieno di ironia, e alla descrizione disincantata del mondo contemporaneo. Nel 2002 ha vinto il premio ”Viareggio” per la poesia. Nel 2007 la sua opera completa è stata raccolta nel volume Tutte le poesie 1977-2006, mentre della sua produzione successiva vanno ancora citate le raccolte Satura di cartuscelle (2008), Frammenti di un oratorio per il centenario del terremoto di Messina (2009) e Turbativa d'incanto (2012); Cronologia delle lesioni 2008-2013 (postumo, 2017).
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Da Sciarra amara
Pupara sono
I
1
poi e poi mai
aspetteremo di vedere
di che morte moriamo
2
più confusi che persuasi
vediamo con i nostri occhi 5
che sei tu
senza sapere chi sei
3
ma che rischio e rischio
come tanti muccosi
ci tuffiamo nella rema morta 10
dello Stretto
4
ah mammalucchito
che hai paura del suo sgobbo
ma lo sai che pizzo oggi
pizzo domani 15
ti rifili una vita
come vuoi?
5
ti fai gabbo che non ti cerco più
e grazie
corte oggi corte domani 20
pure i santi si stancano
6
da tanto amore
a tanto sdegno
7
secondo te
perché non troviamo ricetto 25
dovremmo scordare il nostro rancore
e aprire le porte
a quella smorfiosa stracchiata
8
ma che ti sei messo in testa
noi non scordiamo niente 30
niente scordiamo noi
l’anima in salamoia se la metta
quella baccalara che sconclude
sempre sul cuore della vita
9
amici siamo – e chi dice niente? – 35
ma tra amici e tra parenti
non accattare e non vendere niente
10
quand’è che finisci
tutta stracchiata
di raccontarci questa storia 40
corta quanto un sospirato ah?
11
né di dolore né di vergogna
12
prima o poi si tornerà
a parlare di questa storia
appena chiude o muore ammazzata 45
13
né per piacere né per forza
14
pupara sono
e faccio teatrino con due soli pupi
lei e lei
lei si chiama vita 50
e lei si chiama morte
la prima lei percosìdire ha i coglioni
la seconda è una fessicella
e quando avviene che compenetrazione succede
la vita muore addirittura di piacere 55
15
né còcciole né baciate
riempiono panciate
qua noi non facciamo figli
non abbiamo famiglia
apri la porta e vattene 60
una volta mi hai fottuto
ora puoi cacare dove vuoi
il culo non te lo pulisce nessuno
16
ma che conti e conti
quando ci hai spuliciati tutti quanti 65
II
1
finita la festa
gabbato lo santo
una volta passa il santo
mai più festa a Cardà
e chi s’è visto s’è visto 70
2
sono io la vita
e t’incavallo
morte fottuta
tutta in tremolizio
3
crudo e nudo ti dico 75
che minchia monchia come sei
sfoderi al vento la tua bravanteria
4
strambatizza imbriaca e mortizza
ha nelle nostre case la trovatura
sacrosanta fottitura 80
5
amore amore
brodo di cìciri e cicirella
6
ma che t’aspetti
decotti e balletti?
7
e guarda di non pestarci i piedi 85
sciò sciò tappinara
luce di paradiso
non ne vedi
8
amaro chi crede
a questa femmina crudela 90
e traditora
né lustro né ricetto trova
9
ma chi ti fotte e pensa
troia d’una porca
tutta ingrugnata sulla vita 95