Su e da "VIA CRUCIS". Inediti di Roberto Sagripanti. Con una nota introduttiva di Mauro Barbetti

 

 

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Roberto Sagripanti è nato a Macerata nel 1976, ha vissuto a Montecosaro (MC) fino al 2014. Si è laureato, molto tardi, in Lettere Moderne a Macerata, dove ora vive. Dopo vari lavori nei trasporti (facchinaggio) e nel sociale (educatore disabili) è insegnante di Lettere nelle scuole medie di Mogliano (MC). Ha diretto per tre anni il “Babele Festival” a Montecosaro e recita dal 1999 con la compagnia “CTR-Calabresi Tema Riuniti” di Macerata. Collabora con il centro culturale “Umanieventi” e talvolta, per diletto, partecipa ai Poetry Slam. Considera la strada (e la poesia) l’unica certezza. L’opera Via Crucis è inserita nel progetto RO.MA e si avvale della collaborazione musicale del pj Marco Moro’.

 

 

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                                            Roberto Sagripanti: tra memoria dei luoghi e storia
 
Nessun libro pubblicato, nessun passaggio su riviste di settore, eppure la voce di Roberto è potente, con un misto di antico e di contemporaneo. Dell’antico ha un certo andamento metrico, sia pure impuro, perché affidato al proprio ritmo e respiro, la fiducia e la volontà di comunicare, mentre del contemporaneo ha lo sfondo storico della nostra attualità, il ricorso senza timori a terminologie “tecniche” che si affacciano qua e là nel flusso lirico e la forte tensione verso l’oralità, cosa ugualmente moderna e aurorale: non a caso Roberto si avvale, nelle sue performance, della collaborazione di un amico pj.
Parlando con lui ho definito le sezioni di cui è composta questa sua Via Crucis come cantiche, perché qualcosa di dantesco ce l’hanno eccome: l’intreccio di storie personali e di comunità (sia pure la comunità di un piccolo paese dell’entroterra marchigiano), una tensione al sacro lontana dall’ortodossia, a tratti sfociante nell’invettiva, uno schierarsi senza paura e saper dire anche cose scomode e un grande disegno unitario che lega le 14, anzi le 15 stazioni (o cantiche, come mi piace definirle).
Roberto non è certo uno scrittore postmoderno, la sua formazione è evidentemente figlia della modernità e del confronto serrato con le sconfitte e lo spaesamento di una generazione, la mia, che pure ha provato a incidere sulla Storia.
Da altra generazione sarebbero forse impensabili versi come questi: “ti ho promesso una Terra / dove fortificare la Pace / ma Inas Abu Maamar / oggi / piange i suoi figli / e non vuole essere consolata, / perché non sono più / esiliati / per colpe commesse da altri / eterni Netanyahu (II stazione), dove è evidente come un altro modello ben assimilato sia quello salmodico del Vecchio Testamento.
Questa Via Crucis, si gioca dunque su un’altalena di memorie di un tempo irrimediabilmente trascorso e moti d’orgoglio da ghibellin fuggiasco (o malamente inserito in questo nuovo tessuto sociale), è una testimonianza resistente e non arresa, un potente affresco di reale, dove la vita, le sue stagioni (infanzia, adolescenza, maturità e vecchiaia) sono quelle sperimentate da tutti, i cui figuranti sono parte della scenografia collettiva di ogni luogo, magari sotto altro nome. Alcuni esempi: “torno all’unica piazza / che riconosco / in cui posso / liberarmi / e porterò Anna Moroni / il freno tirato a mano / l’Autobianchi lanciata / sul piazzale (Stazione 0), “Ada Palmucci aveva un nome, / anche se ieri sera alla stanza dei morti / l’abbiamo trovata sola,/ anche se oggi al funerale / in pochi la vedranno tornare, / vestita di viola, perché la morte / non ha un colore particolare. (VII stazione).
Ma per assaporare lo spessore di questa opera è certamente più utile una visione non frammentaria, a stralci, così che a conclusione propongo ai lettori un’intera stazione (o cantica).
                                                                                                                                   

                                                                                                                                                       Mauro Barbetti


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                                                Da VIA CRUCIS. Inediti di Roberto Sagripanti
                                                                               X stazione
                                                               Gesù è spogliato delle vesti
 
                                                                      (trilogia del costato
                                                                               + anima)
 
 
 
Neo comunista
 
...Ieri sera
hanno picchiato un poeta.
 
Sulla costola destra.
 
Ora sta bene.
L'anima è intatta.
 
A sinistra.

14 aprile 2021, S.Abbondio di Como, vescovo cattolico di origine bizantina, V sec.

 

 

Pneo fascista
 
...due sere fa
hanno picchiato un ubriaco.
Venivano dal mare.
 
Ora sta
ancora in piedi.

Ad ogni colpo di tosse
respira una colpa.
 
Sommersa.

15 aprile 2021, Sant’Acacio di Militene (vescovo)
 

 

Vetero umanista (quarto e ultimo giorno)
 
Quattro sere fa
hanno bussato.
 
Il cuore
è riaperto.
Il sepolcro
vuoto.
 
Fidati amore,
ma non toccare.
Fa male,
ancora.
 
Per poco.

17 aprile 2021, San Roberto di La Chaise-Dieu (can. 1351 Papa Clemente VI)
 
 
 
Quanto mi è costato
 
… Domenica 17
San Roberto
Bellarmino
secondo nome
Francesco
dottore
della Chiesa
L’inquisitore ha perso
la carezza del Papa
alla televisione
70 volte 7
diceva

ho perdonato
vai in pace
Alessio
il male
per ora
è passato
 
Ma attento
un causidico
non è Cristo
 
perdona
una volta sola

Domenica 24 settembre 2023 (San Pacifico)