Su e da "ZOOLOGIA ABITATIVA" di Teodora Mastrototaro. Recensione e scelta dei testi a cura di Laura Liberale

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Teodora Mastrototaro, drammaturga, poetessa e attivista antispecista è nata a Trani nel 1979, vive a Roma. Ha pubblicato due raccolte di versi, Afona del tuo nome (La Vallisa 2009), tradotta dal poeta americano Jack Hirschman con il titolo Can’t voice your name (CC. Marimbo 2010), e Legati i maiali (Marco Saya 2020).
Le poesie Carne e Gabbia sono state pubblicate nella rivista di critica antispecista “Liberazioni” (n. 50, 2022). Il racconto Il Mattatoio è stato pubblicato sul magazine radicale internazionale “Menelique”. Il monologo Il riflusso (dalle reali testimonianze dei lavoratori dei mattatoi) è stato pubblicato su “Liberazioni” (n. 51, 2022). È inoltre presente nel volume collettivo, tutto al femminile, Bestie - femminile animale (Vita Activia Nuova APS 2023).
Diversi sono i suoi spettacoli rappresentati e premiati.

 

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Una casa in vendita.
Apparentemente appetibile: ampia, ristrutturata, dotata di ogni comfort. E, nella dotazione, pure degli animali.
Quindi la casa non può dirsi vuota né disabitata, in effetti.
E? Se la casa è simbolicamente l’Io, l’Io deve riconoscere la pluralità animale che lo anima, guai a negarla, guai a rimuoverla. D’accordo.
Ma la casa è anche una costruzione poetica; nelle sue stanze dimorano perdita, marciume, crepe, solitudine, immobilità, inganno, polvere, ceneri e lutto. Dimora la decomposizione, soprattutto, con le sue effusioni. A dirla tutta, ci sono realtà, nature morte che si decompongono, e altre che restano immote, inerti come marmo, o come dei preparati tassidermici.
C’è una moltitudine di tu (o forse è sempre lo stesso?) a cui rivolgersi (invano?). Animali umani? Non umani?
Entrambi, ma senza una qualsiasi, vetusta antropomorfizzazione, un qualsiasi facile apologo. Forse con uno slittamento continuo tra l’umano e il non umano, una reciproca possessione, un’ibridazione in primis concettuale. Siamo il nostro gioco/tu mi abiti e io detesto questa casa.
E quante, queste bestie! Serpenti, tartarughe, lucertole, gechi, camaleonti, cani, gatti, pesci rossi, cardellini, gabbiani, talpe, acari, zecche, pulci, mosche, moscerini, ragni, scarafaggi, coccinelle, lucciole, formiche, cimici, millepiedi, lumache, topi, talpe, perfino l’animale nell’animale: la tenia (possessioni, appunto).
Bestie che sembrano bad omen, presagi. Come una civetta posata sul tetto a mezzogiorno, l’ora pànica.

Nessun canto che a subirlo
non ricada al suolo.
Il ladro è fuggito nel fango
che custodisci con gli occhi di piume
e la testa girata.
Non darmi rumore quando voli dall’uscio
alla morte.
Spartiacque le due porte aperte
di un desiderio che affonda
nel tuo stonato pianto di civetta
a mezzogiorno.

C’è l’assenza di chi si è sparato:

(…) stando attento al
cardellino.
Caricata la pistola si è sfiorato l’alopecia,
in quel punto il capello è più sottile
 si è spezzato le ossa con il colpo (…).

E la mummificata presenza di chi è morto

(…) sulla sedia
della cucina

in attesa di essere ritrovato dai vivi.
E c’è – la Chiesa vuole che ci sia, la società dell’indisponibilità della vita a oltranza vuole che ci sia – chi è costretto a continuare a respirare

(…) come il geco
quasi morto sul soffitto (…)
Se lo schianto è
Inevitabile
almeno ti godi
Il panorama.

C’è la presenzassenza del malato di Alzheimer:

Padre museo.
Padre pesce rosso
giri in tondo dentro al vetro.

E c’è l’altro smarrimento cognitivo, quello di chi si illude di scongiurare la morte con i prodotti dell’industria della salute. O di conquistare l’agognata bellezza dimagrendo:

Creatinina glicemia colesterolo,
che lo stomaco rimanga sempre chiuso.
Scrivi ad Amazon per ricevere veloce
un kit per la perdita di peso.
Barrette biscotti pasticciotti in promozione
in omaggio una tenia da ingerire.
Se usi prime ti consumi più veloce (…).

Siamo biodegradibili, deperibili, conservabili solo nella memoria (e per non più di quante, due generazioni?), come ci dice Teodora Mastrototaro, che questa casa ha edificato.

(…) Le pulci e le formiche
che infestano le piante
sono punti gialli sulle foglie
ultime stelle del cielo che cade.

La caduta del cielo.
“Allontana il tempo coperto e l’oscurità. Trattieni il cielo affinché non crolli”, fa dire a Omama, il creatore della vita, lo sciamano yanomami Davi Kopenawa (1). La vulnerabilità del tutto chiede la protezione di azioni continue, di impegno e dedizione incessanti. Lo sa bene la poeta attivista Mastrototaro, che, in questa nuova, intensa silloge, riconferma la sua stabile postura etica e la sua originalissima voce.

                                                                                                                               Laura Liberale


(1) Davi Kopenawa, Bruce Albert, La caduta del cielo. Parole di uno sciamano yanomami, nottetempo, Milano, 2018, p. 67.



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Da ZOOLOGIA ABITATIVA (Arcipelago itaca, aprile 2023)

 

 


 
Almeno rimani a tavola,
la fame del volare puzza di cimitero
dove una mela ammaccata
fa da ornamento.
Non il solito fiore ottuso
che crede nel nome scolpito nel marmo.
Almeno rimani aggrappata ad un dente
perché quando piove scavo un sorriso
come quando mi hai detto
C’è un’anestesia per l’inverno:
la neve.
 
 
(moscerino della frutta)

 

 

*

Vivi almeno scagionato
da quei brutti nomi: Popo, Zorro,
Squalo, Ben.
Questa faccenda dura
un secondo che rimane all’occhio
allucinato, finché giungi a replicare
un richiamo di coda.
La bocca in posa per un dubbio
della stessa ampiezza di un cancro
alla gola, come la madre di mia madre
che rideva senza suono con le labbra senza
cena e la cannula ferita.
Fare piano col fiato è un discorso
confuso: senz’acqua rimani in ritardo.
A mia discolpa:
Nessuno è mai sopravvissuto,
il pesce nella boccia, l’urna con la nonna.
 
 
(pesce rosso)

 

 

*

Un difetto della spina dorsale
solletica i muscoli del culo
e non basta tapparsi le narici
e nemmeno aprire le finestre
ma tanto non c’è pericolo
che ti lanci travestita da gabbiano
a capofitto sull’asfalto
seduta a trent’anni in carrozzina
pappa, cacca, mamma,
sei la sua bambina.
 
 
Perfino i fiori di plastica
conficcati nella terra
dentro i vasi
fingono di avere radici.
 
 
(gabbiano)
 

 

 

*

Puoi scegliere il taglio che ti piace,
cambiare aspetto nei giorni di festa.
È il secondo anno che indossi
caschetto più cappello di babbo natale,
tutto in un unico pezzo
per non sbagliare.
 
 
Foulard come serpente in letargo
sulla testa denti da infilzare
nella carne lacerata della preda
è la moda del momento per coprire
testa pelata – liscia e profumata
sederino
culetto
bambino.
 
 
(serpente)

 

 

*

Tua figlia è tutta bianca, ciglia
sopracciglia capelli e anche le ossa.
Le dicono topo, albina, bambola
di ghiaccio.
Vorresti conservarla dentro al freezer
per non farle invecchiare la pelle
che al sole cambia colore e gli viene il
tumore. Ma la morte è solo una formalità
per un fiocco di neve.
 
 
Il camaleonte
ad ogni emozione varia colore,
il vuoto
è la sua forma migliore.
 
 
(camaleonte)
 

 

 

*

Per un anno hai percepito
la pensione di tua madre
morta per miracolo.
Congelata murata coperta
di sabbia per i gatti.
Cieca sulla scena ad essiccare
come il piscio della gatta
in calore – ha bisogno di
sentirsi al sicuro
circondata dal suo stesso
odore.
Non hai badato a spese,
hai scelto la sabbia migliore:
assorbente, priva di aromi,
trattiene la puzza, ottima durata
e pulizia. Biodegradabile
tranne per i denti.
 
 
È firmamento in volo
fin sopra al davanzale.
Tarda la risposta della luce
la lucciola lumino per i morti.
 
 
(lucciola)