Su "NEI GIORNI PER VERSI" di Anna Maria Curci

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Due lettere (di Viola Amarelli e Maurizio Soldini) all'autrice, su NEI GIORNI PER VERSI di Anna Maria Curci (Arcipelago itaca 2019, prefazione di Patrizia Sardisco) 

Cara Anna Maria, più che un diario il tuo bel libro mi sembra comporre un “breviario” laico, una sorta di compendio di resistenza e di conservazione, quasi una lunga litania sottotraccia che ci rammenta la necessità, questa sì quotidiana, di non arrendersi al degrado e di traghettare verso il futuro non solo le memorie ma soprattutto i valori “identitari” che ci formano e, auspicabilmente, ci sopravviveranno. Per questo anche quando, come spesso accade nella tua scrittura, c'è la reazione alla stupidità e al trash odierno, c'è poco sarcasmo nelle tue quartine, perché al fondo si rileva una tensione elegiaca, sia nell'emergere delle memorie familiari, sia nell'omaggio ai maestri letterari, che rappresentano la tensione etica della tua poesia. C'è poi una insistita custodia di lessico desueto che, curiosamente, riporta soprattutto agli abiti: palandrane, zimarre, fusciacche si rincorrono quasi metafora di forme letterarie amatissime e a rischio di estinzione. In questo riuscito tentativo di preservare ombre e forme mi sembra rispecchiarsi molto la tua attività di studiosa e il tuo defatigante ma prezioso impegno di traghettatrice, custode (traduttrice) di cultura, non solo e non tanto letteraria ma più latamente, antropologicamente mi vien da dire, umana. In conclusione trovo che sia un libro che molto ti rispecchia e, senza narcisismo alcuno, proietta le tue passioni. Un forte abbraccio e grazie

Viola Amarelli     

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Cara Anna Maria, ho letto “Nei giorni per versi”. Un libro che ho ammirato da subito, a inizio lettura, per l’intento di dare un assetto di misura, metrico, all’intera raccolta. CLXXIII quartine in endecasillabi. Con me apri una porta già aperta. Anche se sembriamo controcorrente, il tempo ci dirà che non abbiamo tutti i torti a volere in qualche modo dare una misura ai versi. Così era un tempo, così tornerà a essere. Per non parlare dell’endecasillabo che è il metro più fisiologico per l’uomo dacché è basato sulla durata dell’espirium. Mi è piaciuta anche la numerazione con i numeri romani che mi hanno riportato al Tractatus di Wittgenstein. Ma l’ammirazione per il tuo libro si è rivelata nel complesso a fine lettura, quando mi sono potuto capacitare della tua capacità lirica. Profondamente lirica, dal momento che hai snocciolato il tuo io attraverso una modalità e una modulazione sentimentale affettiva e intellettiva della tua esistenza con leggerezza e realismo senza aduggiamenti e malinconie affettate. Parli della tua esistenza con fare sobrio e spesso l’allusione manda tralci al mistero di un dire che richiede un’ermeneutica tale da condurre non solo a te ma a chiunque ti stia leggendo. Non è necessario conoscere i dati analitici per la poesia. È necessaria invece una capacità di sintesi che faccia rispecchiare l’io nel tu e rimandi all’universale dal particolare. Mi è piaciuto il tuo continuo cambio di registro che spazia dal serio al faceto dall’ironico all’inquieto e che fa trasparire anche nei momenti bui squarci di luce. Lacerti di quella poesia che ci conferisce speranza e ottimismo nonostante tutto. Come in questo brutto periodo che stiamo trascorrendo all’ombra della pandemia. Insomma, la tua poesia guarda indietro per andare avanti e lo fa ripercorrendo con epigrammatica forza i momenti della tua esistenza là dove ti misuri con atteggiamento pensante, insieme a una prioritaria liricità, di cui sopra. Vita familiare, vita sociale, lavorativa, professionale, intellettuale, etc., sono colte come divinazioni momentanee che traslitteri nelle quartine dandogli vita. In alcuni passaggi mi sembra di avere colto riferimenti anche a Montale, ai suoi mottetti e comunque alla sua poetica dell’ultimo periodo della sua creatività. Anche questo, vista la mia estrema aderenza ai dettati della poetica montaliana, mi hanno portato ad apprezzare il tuo dettato di questa bella raccolta. Non da ultimo, ho apprezzato, dietro la leggerezza con la quale enunci la poesia, i tratti molto ben calibrati di una poesia pensante o di un pensiero poetante che dir si voglia, che ben stanno in quell’orizzonte esistenzialista con slittamenti fenomenologici che rimandano alla poetica sereniana che a me sta particolarmente a cuore. Queste sono le mie impressioni di lettura a caldo, che spero non ti dispiacciano.

Un caro saluto e ancora complimenti Maurizio 20/3/2020

Maurizio Soldini